Quale miglior viaggio di un ritorno a casa?
Okay, è solo un ritorno di qualche giorno. Ma quando stai lontano per mesi è qualcosa di più. È l’emozione intima di ritrovarsi. Ritrovare la farina non industriale di cui siamo fatti. Risincronizzare i ricordi.
Il viaggio
Sono felice. Inizio a sentire un richiamo dolce.
Controllo un po’ il meteo per i miei prossimi giorni e poi, quasi sempre troppo poi, chiudo la valigia.
Con i Veivecura nelle orecchie inizia il viaggio. Bus, treni e aerei: ore di lucide riflessioni.
Ed è ciò di cui vi voglio parlare in questo articolo, dell’introspettivo viaggio parallelo che segna il passo dei propri cambiamenti ma anche il confronto con gli altri sguardi.
Una delle prime immagini che mi tornano in mente è l’analogia dell’aeroporto: un lungo e silenzioso (con le cuffie) sentiero a zig zag che siamo obbligati a percorrere prima dell’imbarco, prima di decollare, di sentirci realizzati.
Ti avvicini … e ti allontani … ti avvicini e ti allontani di nuovo.
Un percorso noioso, ma pensato, progettato per evitare il disordine, o per dirimerlo.
In un solo caso non ti peserà la lunghezza del percorso: nascere con il Fast Track, solide basi di diversa natura che ti cullano sin dalla nascita.
Ancora qualche lungo passo con Stormi remixato da Dusty Kid e ti ritrovi di fronte al gate.
Eccoli, attorno a te, i terroni, fortemente emotivi verso gli atterraggi riusciti.
La tua casa
Una cinquantina di chilometri che tagliano lo splendido paesaggio ed entri in città. Il destreggiarsi tra chiese e stradine ti era tanto mancato. Ora è tempo di pranzare, non importa che siano le quattro o le cinque del pomeriggio, mia nonna mi aspettava da tempo. Quattro mura di quell’antico che sazia e riscalda così come la zuppa di pesce.
Poi salgo al piano superiore ed entro nella mia calorosa fredda casa: la mia stanza, la mia vita, un po’ di foto e tanto affetto. Aggiungo nella scatola dei ricordi alcune novità, qualche gadget delle ultime esperienze e sono pronto per la passeggiata in motorino.
Il mare
Lo Scarabeo nero senza paravento è un must per i ragazzi della mia città. È una di quelle mode nate dal basso senza un apparente motivo. Scendo a mare respirando la mia aria e il mio vento: una sensazione di libertà e malinconia verso un territorio che sembra immutabile. I curvoni in cemento armato, i guard rail molto malandati, le buche rattoppate male, l’erba secca ai margini: è quella noncuranza di cui in fondo riconosci un’identità.
E si inizia ad intravedere il mare, le ultime curve, il lungo rettilineo in un tenebroso cemento e il blu immenso. Dolce sabbia e pace interiore.
Gli amici
I picciotti con cui hai condiviso i momenti più belli degli ultimi anni. Tra mangiate e uscite è facile tornare ai vecchi tempi. Tanta allegria ed entusiasmo, ma anche un raccontarsi sempre parziale. Non è facile spiegare a parole la vita distante che si vive, cosa si studia e perché. Alcuni si laureano nelle certezze di una vita forse già scritta, altri nelle incertezze di una vita da vivere.
C’è ben poco da essere giudicanti.
Anche io vivo e sono cresciuto lontano dai contesti altrui.
Inoltre è la nostra società che è impregnata di ansia, previo l’imminente arrivo degli epocali cambiamenti.
Il sesso degli angeli
L’acqua calda. Location ideale per scatenare attese discussioni sui massimi sistemi (quelle che in Veneto avevo trovato estirpate da un unico pensiero che seppur vincente, sembrava già puzzare di vecchio), lo scambio di opinioni, la consapevolezza di non essere sufficientemente preparati e coscienti del presente. Tutte le strade portano a Roma, o comunque alla politica (da notare la “p” in minuscolo), la madre della società ma anche una passione condivisa.
Poi ci si discosta tanto soprattutto quando si parla di lavoro, una tematica cara per chi è nella massima fase zen del proprio percorso di vita. Tornano quegli schemi immaginari o quei rigidi percorsi che avevo visto in aeroporto e che sembrano lasciare alle persone poche possibilità di scelta invece che infinite da creare. Questa creazione ha un prezzo, è vero.
Insomma, staccare il nastro elastico dal paletto di delimitazione e scegliere un percorso originale mosso dai propri interessi, secondo alcuni, è davvero impossibile, un’illusione nata in America e venduta su Instagram.
Davvero la mancanza di intraprendenza è imputabile solo al contesto in cui si è nati e soprattutto cresciuti, favorevole o meno? Oppure, come altri sostengono, in una società potenzialmente super informata tutto dipende dalla nostra capacità e volontà, e fascistamente parlando, dal nostro essere top performer o low performer? Entrambe le variabili giocano per vincere.
Tutto ciò non può che stimolarmi in riflessioni, e per farlo l’ipermetropia della vista da fuori può aiutare.