La miseria è ancora l’unica forza vitale del Paese. E quel poco molto che ancora regge è soltanto il frutto della povertà: bellezza dei luoghi, patrimoni artistici, antiche parlate, cucina paesana, virtù civiche e specialità artigiane sono custodite soltanto dalla miseria dove essa è sopraffatta dal sopraggiungere del capitale. Ecco che si assiste alla rovina del patrimonio culturale, artistico e morale perché il povero di antica tradizione vive in una miseria che ha antiche radici, in secolari luoghi, mentre il ricco è di fresca data, improvvisato, nemico di tutto ciò che lo ha preceduto e che lo umilia. La sua ricchezza è stata facile, di solito nata nell’imbroglio, nei traffici, sempre o quasi imitando qualcosa. Perciò quando l’Italia sarà sopraffatta dalla nuova ricchezza, noi non riconosceremo più il volto né l’anima”.
Leo Longanesi, 1956
